Il filosofo di campagna, libretto, Dublino, Reilly, 1762 (Il tutore burlato)

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino in casa di don Tritemio.
 
 EUGENIA con un ramo di gelsomini e LESBINA con una rosa in mano
 
 LESBINA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago sul mattino,
 perderai, vicino a sera,
 la primiera tua beltà.
 
 EUGENIA
 
5   Vaga rosa, onor de' fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo bello sparirà.
 
 A DUE
 
    Tal di donna la bellezza
10più che è fresca, più s'apprezza;
 s'abbandona allor che perde
 il bel verde dell'età.
 
 EUGENIA
 Basta, basta; non più.
 Che cotesta canzon, Lesbina mia,
15troppo mi desta in sen malinconia.
 LESBINA
 Non così parlereste,
 se il padre vi sposasse con Leandro
 e non pensasse ad altri.
 EUGENIA
 Lesbina ohimè!
 LESBINA
                                V'ho fatto venir caldo
20povera signorina,
 affé vi compatisco,
 mentre amor per Rinaldo anch'io nutrisco.
 EUGENIA
 Cara, di te mi fido.
 LESBINA
                                      Sì, v'intendo.
 EUGENIA
 Dunque da te qualche soccorso attendo.
 
25   Se perde il caro lido,
 sopporta il mar che freme,
 lo scoglio è quel che teme
 il misero nocchier.
 
 SCENA II
 
 LESBINA, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Quest'anch'io la capisco,
30insegna la prudenza,
 se non si ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
 Che si fa signorina?
 LESBINA
 Un po' d'insalatina
 raccogliere voleva pel desinare.
 DON TRITEMIO
35Poco fa, v'ho sentito a cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, colla padrona
 mi divertiva un poco.
 DON TRITEMIO
                                          E mi figuro
 che cantate s'avranno
 canzonette d'amor.
 LESBINA
                                      Oh! Non signore;
40di questo e di quel fiore
 si cantavan le lodi.
 DON TRITEMIO
                                     Il crederò?
 LESBINA
 Le volete sentir?
 DON TRITEMIO
                                 Le sentirò.
 LESBINA
 (Qualche strofetta canterò a proposito).
 DON TRITEMIO
 (Ah ragazza! Farei qualche sproposito).
 LESBINA
45Sentite padron bello
 la cansonetta sopra il ravanello.
 
    Quando son giovine
 son fresco e bello,
 son tenerello,
50di buon sapor.
 
    Ma quando invecchio
 gettato sono,
 non son più buono
 col pizzicor.
 
 DON TRITEMIO
55Scaccia questa canzona dalla memoria.
 LESBINA
 Una ne vo' cantar sulla cicoria.
 
    Son fresca, son bella
 cicoria novella,
 mangiatemi presto,
60coglietemi su.
 
    Se resto nel prato
 radicchio invecchiato
 nessuno si degni
 raccogliermi più.
 
 TRITEMIO
65Senti ragazza mia,
 questa canzone ha un poco d'allegria.
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh! Oh! Sentite
 un'altra canzonetta che ho imparato
70sul proposito mio dell'insalata.
 
    Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor.
 
    Voglio un bello pastorello
 o vo' star nel prato ancor.
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
75Allegoricamente
 m'ha detto, che con lei non farò niente.
 E pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
80che col tempo con lei tutto farò.
 RINALDO
 (Ecco della mia bella
 il genitor felice,
 sorte non mi tradir). Signor?
 DON TRITEMIO
                                                       Padrone.
 RINALDO
 S'ella mi permettesse
85le direi due parole.
 DON TRITEMIO
 Anche quattro ne ascolto e più se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare,
 son cavaliere e sono i beni miei
90vicino ai suoi.
 DON TRITEMIO
                             Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ella ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò,
 se fossi degno... Troppo ardire è questo
 ma mi sprona l'amore.
 DON TRITEMIO
                                            Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque signor...
 DON TRITEMIO
                                  Dunque signor mio caro
95per venire alle corte io vi dirò...
 RINALDO
 M'accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch'io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion?
 RINALDO
                       Vuo' saper.
 DON TRITEMIO
                                              Sì volentieri.
 
100   La mia ragion è questa,
 mi par ragione onesta;
 la figlia mi chiedeste
 e la ragion vorreste;
 la mia ragion sta qui,
105non posso dir sì,
 perché vuo' dir di no.
 
    Se non vi basta ancora
 un'altra ne dirò;
 rispondo: «Signor no.
110Perché la vo' così».
 E son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui.
 
 RINALDO
 Sciocca ragione, indegna,
 d'anima vil, dell'onestà nemica.
115Ma non vo' che si dica
 che io soffra un tale insulto,
 che io debba andar villanamente inulto;
 o Eugenia sarà mia,
 o tu, padre inumano,
120ti pentirai del tuo costume insano.
 
    Taci, amor, nel seno mio,
 finché parla il giusto sdegno
 o prendete ambi l'impegno
 i miei torti a vendicar.
 
 SCENA IV
 
 LESBINA e LISETTA
 
 LESBINA
125Deh se mi ami, o Lisetta
 vuol è che tu m'aiuti.
 LISETTA
                                         Io v'offerisco
 quel che so, quel che posso.
 LESBINA
 Va', corri, ritrova Rinaldo e dille
 che in quest'oggi Tritemio
130mi vuol per sua consorte
 ma io nol voglio e scelgo anzi la morte.
 LISETTA
 Tutto per voi farò, di più m'impegno
 far valere per voi l'arte e l'ingegno.
 LESBINA
 E ben ti sarò grata.
 LISETTA
                                      In questa casa
135stanca son d'annoiarmi,
 voi dovreste pensare a maritarmi.
 LESBINA
 Sì volentieri, tosto che Rinaldo
 mio sposo alfin sarà, vo' sodisfare
 ancor il tuo desio.
 LISETTA
140Non vedo l'ora di maritarmi anch'io.
 
    Di questa poverella
 abbiate carità;
 io sono un'orfanella
 che madre più non ha.
145Voi siete gentilina,
 vedete, signorina,
 ch'io cresco nell'età,
 
    la vostra Lisettina
 vorrebbe, poverina,
150sapete, m'intendete,
 movetevi a pietà.
 
 SCENA V
 
 LESBINA, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Pensar devo a me stessa, ai numi il giuro,
 non sarò d'altri, se non ho Rinaldo.
 Ecco che vien Tritemio.
 DON TRITEMIO
155Chi è qui?
 LESBINA
                       Non ci vedete?
 Per ora ci sono io.
 DON TRITEMIO
                                   Cara Lesbina
 oggi sarai mia sposa;
 è ormai tempo di stare in allegria.
 LESBINA
 Che dite, voi mio sposo?
 DON TRITEMIO
160Che forse vi dispiace?
 LESBINA
                                           Anzi mi piace...
 ma...
 DON TRITEMIO
             Che ma...
 LESBINA
                                 Non so dir che cosa sia,
 con licenza signor, voglio andar via.
 DON TRITEMIO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch'è figlia buona).
 LESBINA
165Eccomi ad ubbidirvi.
 DON TRITEMIO
 Dimmi, mi porti amore?
 LESBINA
 Ah non lascia spiegarmi il mio rossore.
 
    Compatite, signor, s'io non so,
 son così... Non so far all'amor.
170Una cosa mi sento nel cor
 che col labro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos'è?
 Voltatevi in là,
175lontano da me.
 
    Voglio partire, mi sento languire.
 Ah, col tempo spiegarmi saprò.
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, indi LISETTA, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Si vede chiaramente
 che la natura in lei parla innocente.
 LISETTA
180Signor? Un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro!
 Qualcheduno che bisogno ha di denaro.
 RINALDO
185Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco...
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l'incommodo... Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro
190il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco signore
 l'istromento rogato
195d'un ricco marchesato;
 ecco l'albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l'origine sua dal gran Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
200Quest'è una cosa bella in verità.
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istromenti
 di compre, di censi e di livelli.
205Questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento,
 sei possessioni,
 nel Cinquecento,
 quattro valloni;
210anno millesimo,
 una duchea;
 milletrentesimo,
 una contea;
 emit etcaetera.
 
215   Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali,
 sic etcaetera
220cum etcaetera. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO, RINALDO e poi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera, vada,
 vada signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Di Lesbina mi crede dunque degno?
 DON TRITEMIO
 Degnissimo,
225se vi vorrà Lesbina, io son contento.
 RINALDO
 Io vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Ben chiamerò la figliola. Ehi Lesbina?
 LESBINA
 Eccomi, che comanda?
 DON TRITEMIO
 Sentimi, quel signore
230ti vorrebbe in isposa, tu che dici?
 LESBINA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo che adoro avrò per sposo.
 DON TRITEMIO
 Oh! Che parlare è questo?
 RINALDO
235Udiste? A richiamar vado il notaro.
 DON TRITEMIO
 No no, lei non s'incommodi. Ingrata!
 E tu così rispondi?
 LESBINA
 Senta... Io per me...
 DON TRITEMIO
                                       Non voglio più sentire,
 oggi vuo' la tua man, s'ha da finire.
 LESBINA
 
240   E voi, vi contentate
 vedermi sì languire?
 Né può questo mio pianto
 per movervi a pietà?
 
 DON TRITEMIO
 
    Qual rospo alle sassate
245tu mi vedrai indurire;
 vi vuol altro che pianto,
 per movermi a pietà.
 
 LESBINA
 
    Ah cielo e che tormento!
 Oimè, il core, oimè!
250Io già ne vengo men.
 
 DON TRITEMIO
 
    Intenerir mi sento.
 Oimè... il core... oimè!
 Il pianto già mi vien.
 
 A DUE
 
    Ma no! Risoluzione.
 
 LESBINA
 
255Per farvi sazio appieno,
 or ora da un balcone
 io giù mi butterò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Alla buonora, buttati.
 
 LESBINA
 
 A un pozzo d'aqua pieno
260ad affogarmi andrò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Su buon viaggio, affogati.
 
 LESBINA
 
 Colle mie mani proprie,
 sì che mi scannerò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Tu te ne vai in chiacchiare;
265fa' presto, presto, scannati.
 
 LESBINA
 
 Ma quest'è un'empietà.
 
 DON TRITEMIO
 
 Per te finita è già.
 
 Fine dell’atto primo